LA STORIA DELL' EGING IN ITALIA
LE 50 MAGICHE SFUMATURE DELL'EGING come abbiamo chiamato la serie di questi piccoli articoli io insieme al mio socio Walter Bianchet del fantastico Pio Pio Eging Team, nonchè mio socio del gruppo Facebook.. Eging.. la magia dei cefalopodi...
Volevo proporvi un pò la storia dell'eging e della cattura dei cefalopodi in Italia.
Per iniziare parleremo di come si faceva una volta, tralasciando la pesca professionale e concentrandoci sulla pesca di sussistenza fino ad arrivare a quella sportiva intesa come eging. Da quanto ne sappiamo, ai tempi dell’ultimo conflitto bellico e nei tempi duri che seguirono, la pesca dei cefalopodi era uno dei modi per portare qualcosa in tavola, le genti che vivevano sulle coste avevano spesso il mare quasi come unica fonte di sostentamento, i cefalopodi, di certo molto più abbondanti di adesso, erano prede relativamente facili e si pescavano con i metodi più disparati, spesso anche con accrocchi improbabili. Molti di voi certamente sapranno della zampa di gallina per i polpi, piuttosto che della seppia femmina agganciata con una spilla da balia, calata con un filaccione per attrarre i maschi e poi, alla fine del recupero guadinarli(inutile, anche in natura per i maschietti magra figura...), metodo tra l’altro ancora praticato da diverse persone in varie parti d’Italia, in particolare nella laguna di Venezia, altri metodi erano l’uso della lampada ad acetilene e della fiocina, sopratutto dalla barca sia per seppie e polpi in acque basse e lagune sia per i calamari che di notte spesso si trovano quasi in superficie(ricordiamo che oggi è un metodo illegale..) poi, per le seppie era anche abbastanza comune l’uso di pesci morti o crostacei attaccati ad una lenza a mano lanciati da riva e poi ritratti lentamente per attirarle in acqua bassa a tiro di guadino, oppure, con filaccioni a mano e polpare di ogni sorta e forma dalla barca per polpi e calamari, ogni metodo era buono e lecito per sfamare la famiglia.
Almeno fino agli anni 70 la pesca era questo, sussistenza, di pesca sportiva probabilmente si è iniziato a parlare e capire nei primi anni 80, quando l’economia ha cambiato un po’ di più usi e costumi e si è diffuso maggiormente l’uso di canne da pesca sia da riva che dalla barca, in particolare, quello che ci ha portato verso l’eging moderno credo sia stato l’avvento dei primi egi, si trovavano di una sola marca, costavano una follia (in rapporto molto di più dei più cari di ora e se ne perdevi uno erano dolori sul serio) erano in soli tre colori, avevano un assetto inguardabile ma.... funzionavano alla grande!!! Da quel momento in poi la pesca dei cefalopodi è cominciata a diventare una vera disciplina di sperimentazione, sulle canne più adatte(all’epoca già averne in vetroresina tubolare anziché piena era un lusso), che di solito erano quelle da trota di 3mt e mezzo che a pensarci adesso viene da ridere, pesavano un botto, sensibilità neanche a parlarne e lanci stendiamo un velo pietoso, i mulinelli.. chi ha visto quelli dei nonni sa di cosa parlo.. trattori in grado di trascinare uno scoglio come meccanica, ma pesantissimi e con la bobina tipo rocchetto dello spago che entrava e usciva dall’alloggiamento a fare cucù... cuscinetti a sfera? Ahh? Bronzine signori e sul guidafilo nulla, erano fissi e quando si consumavano tagliavano il filo, il filo.. nylon oppure nylon.. per avere il carico di rottura di una treccia da 0.10 di adesso credo ci volesse uno 0.40 erano altri tempi ovviamente, più che la tecnologia la faceva da padrone l’astuzia, per andare più lunghi dalla riva si forava con il trapano il piombo dell’egi e si aggiungevano piombini spaccati legati con lo spago(immaginarsi l’assetto ed il movimento poi..) oppure se c’era solo il minimo sospetto che ci potesse essere un incaglio si legava l’egi per la corona e poi si fissava all’occhiello con del filo da cucito in modo da farlo rigirare in caso di incaglio... man mano con il passare degli anni ovviamente la tecnologia andava avanti, le prime canne da spinning...i primi muli con la bobina esterna in materiali più leggeri come l’alluminio, gli egi si stavano evolvendo assomigliando sempre più a quelli attuali, la tecnica stessa, grazie alle nuove attrezzature ha iniziato a migliorare, quello che oggi chiamiamo tip run in realtà è una tecnica nata negli anni 90, grazie ad una maggiore sensibilità delle canne era praticabile e si poteva sentire il cefalopode attaccarsi come ora più o meno, non più “recupero e vedo se quel peso attaccato è un alga o cosa” ... poi negli ultimi dieci anni siamo arrivati all’eging moderno, le aziende produttrici, sopratutto Made in Japan hanno iniziato a promuovere ed allargare il loro business anche in terra Italica, portandoci le loro attrezzature, insegnandoci come usarle e facendoci ammalare di “eginghite” acuta, negli ultimi 5/6 anni in particolar modo moltissime aziende del settore, non solo giapponesi, hanno investito risorse per creare e migliorare attrezzi ed accessori tanto che oggi c’è l’imbarazzo della scelta alla portata di tutti.
Lungi da noi la volontà di essere professori, non lo siamo, siamo appassionati di questa magia come lo siete voi, perdonate se ci sono delle inesattezze, anzi, speriamo ci possiate correggere e se lo vorrete, aiutarci in questa nostra voglia di conoscenza.
Nelle foto troverete alcuni esempi di esche vintage e più recenti.
A presto..
Un Abbraccio Ale..
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